La traduzione corretta, tappa dopo tappa

Se ti è già capitato di guardare con sospetto un testo tradotto, la lettura di questi punti ti aiuterà a valutarlo meglio.
Capire se una traduzione è corretta significa analizzare con occhio critico e matita appuntita tutti i livelli del testo. Siediti comodamente, questo è un articolo lungo: la correttezza è un traguardo che si trova in cima a una salita, da affrontare preferibilmente non da soli.

Prima tappa: gli errori di traduzione

Molte persone, nella loro carriera scolastica, hanno provato a tradurre dalle lingue classiche o in quelle contemporanee: la traduzione viene spesso usata a scuola come strumento per imparare una lingua o verificarne la conoscenza.

E cosa ci viene richiesto per prendere un buon voto? In genere, la penna rossa dell’insegnante va alla ricerca di due elementi: la corrispondenza con il testo di partenza e l’assenza di “errori” nella lingua d’arrivo. Vediamoli meglio:

  • la corrispondenza con il testo di partenza: è l’aspetto a cui si dà più importanza nelle traduzioni scolastiche, proprio perché chi traduce ha, in genere, una conoscenza “titubante” della lingua in questione. Ci si assicura che il testo di partenza sia stato compreso e restituito a livello sintattico e grammaticale (ossia nei rapporti tra i vari elementi delle frasi), ma soprattutto sul piano lessicale, senza travisare il significato delle parole: chi ha studiato latino o greco sa di cosa parliamo.

    Nella traduzione professionale, la corretta comprensione è un presupposto talmente importante da essere quasi scontato: la padronanza linguistica deve essere tale da non lasciare spazio a incertezze. Chi traduce deve riportare con precisione i concetti e i contenuti del testo di partenza, senza tralasciarne e senza aggiungerne. Sembra ovvio, ma è bene non abbassare mai la guardia, specialmente quando si incontra un lessico settoriale, un testo creativo, o magari confuso, ambiguo (succede!), oppure molto lungo e complesso, che mette a dura prova l’attenzione di chi traduce e di chi rilegge.
  • l’assenza di errori nella lingua d’arrivo: ma di preciso, cos’è un errore? Qui intendiamo i refusi, che riguardano l’ortografia, la grammatica e la composizione delle frasi. Per i traduttori alle prime armi è frequente “perdersi” nella costruzione del testo d’arrivo. Motivo in più per tradurre soltanto verso la propria lingua madre!

    In questa tappa controlliamo l’ortografia di tutte le parole (esistono i correttori, ma da soli non sono sufficienti), la costruzione delle frasi e dei periodi, l’uso della punteggiatura. La tecnologia ci viene in aiuto, ma solo un buon metodo di lavoro ci permette di stare tranquilli.

Seconda tappa: la traduzione corretta non deve sembrare una traduzione

Fin qui, siamo rimasti a un livello quasi scolastico. Se ci limitiamo a questi due punti, però, rischiamo di ottenere testi poco efficaci, traballanti, incerti.

In ambito professionale, ci occupiamo anche e soprattutto di adeguatezza. Il testo tradotto, oltre a tutte le premesse elencate sopra, deve essere adeguato allo scopo e al contesto al quale è destinato. Anche l’adeguatezza, a sua volta, si controlla a diversi livelli:

  • la terminologia, che deve essere abituale per il pubblico che leggerà il testo, cioè specifica per un certo gruppo di destinatari.
  • il tono o registro del messaggio, che cambia a seconda del cliente, del settore professionale, del supporto su cui verrà pubblicato il testo.
  • la leggibilità: ci sono lingue e contesti che prediligono messaggi lunghi e complessi, ricchi di subordinate, mentre la stessa identica frase, in un’altra lingua, rischierebbe di diventare incomprensibile. Al contrario, frasi brevi e ritmate funzionano bene in una lingua ma appaiono brusche e slegate in un’altra. I bravi traduttori sono capaci di curare il testo, accostando gli elementi e selezionando le parole in modo che il tutto diventi armonioso ed elegante.
  • i sottintesi: a volte, quando il testo di partenza è fantasioso, ricco di messaggi impliciti o spunti ironici, tradurre non basta. Anzi, non serve. Bisogna ricostruire il messaggio, veicolando il contenuto in una forma completamente nuova, che raggiunga lo stesso obiettivo pur facendo un giro diverso. Si chiama traduzione creativa, o transcreation.

Una traduzione adeguata è una traduzione efficace, che raggiunge lo scopo per il quale è stato pensato il testo. Questo aspetto, ancor più dei precedenti, ci fa capire quanto sia importante affidarsi a professionisti di madrelingua, che sappiano maneggiare e scegliere con raffinatezza le parole e il modo di presentarle.

Ma non è tutto!

Terza tappa: vediamo la cima

Una traduzione professionale deve essere corretta anche ad altri livelli:

  • il contenuto: in quanto traduttori, la verifica dei contenuti e del testo di partenza non spetterebbe a noi. Ma in quanto traduttori, sappiamo bene quanto è facile inciampare su un sassolino. Quando traduciamo, facciamo tutte le ricerche del caso sull’argomento e, se qualcosa non ci torna nel testo di partenza, preferiamo sempre segnalarlo, offrendo a chi ha scritto un’occasione in più per controllare: anche questo è cura del testo.
  • il layout: nemmeno l’impaginazione è strettamente di competenza di chi traduce. Tuttavia, la presentazione visiva è fondamentale affinché le parole raggiungano il loro obiettivo: è importantissimo rivedere nella sua impaginazione definitiva il testo dopo la traduzione. A volte, il testo tradotto è troppo lungo e va rielaborato. A questo livello controlliamo che la formattazione sia adeguata (l’uso di grassetti, corsivi, titoli, elenchi, punteggiatura: sì, di nuovo!), che la disposizione dei testi segua un criterio logico, che le parole siano coerenti con le immagini scelte e che il tutto funzioni per il pubblico di riferimento anche a livello culturale e di percezione.
  • l’uniformità: se il progetto prevede la traduzione in più lingue, spesso affiancate in una stessa pagina, è importante verificare che tutte seguano gli stessi criteri di resa, lo stesso stile, la stessa formattazione. Un risultato possibile soltanto se qualcuno raccoglie le traduzioni, le controlla e ne tira le fila, occupandosi degli aggiustamenti del caso: un lavoro di squadra.

Arrivati in vetta appare chiaro che chi traduce non può occuparsi di tutto questo da solo; non con tempi stretti e testi lunghi, una costante del nostro mestiere. Occorrono tempo, energie, occhi attenti, menti e sensibilità diverse che si mettono insieme. Al lavoro di traduzione, per quanto ben fatto, deve seguire sempre una revisione accurata. La norma ISO sulla qualità dei servizi di traduzione richiede un primo controllo da parte del traduttore stesso e una seconda revisione da parte di uno o più professionisti diversi.

Quarta tappa: sapersi fermare

Insomma, le occasioni per sbagliare sono tante, ma, con buona pace della penna rossa, ci sono un paio di cose che non si possono rimproverare al traduttore:

  • una traduzione troppo letterale, magari a fronte di un messaggio di partenza breve e lineare. Se rispetta ciò che abbiamo visto sopra, la traduzione non è troppo letterale: è corretta. Semplice, no?
  • la forza e la ricchezza del testo tradotto, che dipendono inevitabilmente dal testo di partenza. Siamo specializzati, siamo professionisti della scrittura, esperti di vari settori, ma se il testo di partenza è povero, scritto di fretta, poco curato, neanche la sua traduzione potrà brillare. Se vuoi una traduzione fatta veramente bene, il testo di partenza deve essere scritto veramente bene. Se scrivere non è il tuo mestiere, chiedi l’aiuto di un professionista. Se parti da zero puoi rivolgerti a un copywriter, a un redattore tecnico, a un’agenzia di comunicazione. Se hai già del materiale pronto, puoi optare per il nostro servizio di editing e revisione prima della traduzione. Ti aiuteremo a preparare il tuo testo al meglio per poi dargli voce in un’altra lingua.
  • l’aspetto più importante: la soggettività. Ogni traduttore lavora con la propria testa e modella la propria lingua: ognuno di noi scrive in modo diverso, scegliendo una parola anziché un’altra, una costruzione anziché un’altra, e altrettanto fanno i traduttori, che in mezzo a mille vincoli hanno le proprie preferenze e il proprio gusto. Perché la costruzione di un testo rimane un atto personale e creativo, ed è proprio questo che ci piace nel nostro lavoro.

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