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Traduzione e localizzazione non appartengono alla categoria delle scienze esatte, in cui è possibile una sola risposta a un dato problema o quesito. Ecco perché il concetto di qualità diventa sfuggente e soggettivo, ed ecco perché la traduzione giusta non esiste. Esistono certamente gli errori di traduzione: oltre a questi, però, il livello di qualità di un testo tradotto si misura su una gamma di sfumature.
Vediamo come tentare di incasellare e normare una materia cangiante e sempre in evoluzione.
Chiunque richieda un servizio di traduzione, e chiunque lo offra, può avere attese e criteri diversi riguardo al risultato desiderato. Criteri che spesso non assomigliano a caselle da spuntare, ma piuttosto a termometri che misurano gradazioni: più o meno scorrevole, più o meno appropriata, più o meno efficace, più o meno veloce, più o meno “fedele”, più o meno creativa.
Ma quali sono i criteri più validi? Esistono norme internazionali stilate da enti regolatori, in Europa e negli Stati Uniti, che definiscono i livelli di servizio e le competenze che un professionista deve possedere. Una di queste norme è la ISO 17100, alla quale anche noi ci conformiamo. La norma definisce quali caratteristiche deve presentare il testo tradotto (corrispondenza, terminologia corretta, coerenza), ma anche le caratteristiche organizzative e le competenze di chi fornisce il servizio.
Ma non finisce qui. Una traduzione di qualità è anche una traduzione prodotta secondo le corrette procedure, applicando specifiche e requisiti che variano di progetto in progetto, capace di generare valore come testo autonomo e di soddisfare chi ne usufruisce, ossia i richiedenti e i loro interlocutori e portatori d’interesse.
Dunque, non per tutti i testi è indispensabile lo stesso livello di qualità. Ci si può accontentare, a volte, di una traduzione che sia semplicemente comprensibile, per esigenze immediate. Oppure si può puntare all’opposto, a una traduzione perfettamente adattata al pubblico di destinazione, che utilizza il testo di partenza come spunto ma che poi è in grado di vivere di vita propria, in un “ecosistema” di contenuti originali. Fra i due estremi, una gamma di prestazioni da equilibrare di volta in volta.
Dove posizionare l’asticella? Probabilmente nessuno desidera genericamente per i propri testi una qualità mediocre, ma spesso è ciò che si ottiene quando non si conoscono bene i fattori in gioco.
Per capire a quale sfumatura di qualità puntare, si può ragionare in base ad alcuni spunti:
Stabilire alcuni indicatori che possono fornire un riscontro: ad esempio, dati provenienti dal sito web, reazioni e dati dai social media e dalle newsletter, feedback informali ricevuti da chi legge, performance di annunci a pagamento. Se gli indicatori non soddisfano, ripensare la tattica insieme a chi fornisce il servizio di traduzione.
La strategia più importante per ricevere traduzioni di ottima qualità è produrre un testo di partenza di ottima qualità. Maggiore deve essere la qualità del testo tradotto, maggiore deve essere la consapevolezza e la competenza professionale di chi scrive. Quando il testo non è stato redatto da professionisti della scrittura, è utile un pre-editing: la revisione professionale del testo di partenza per affinarlo e prepararlo alla traduzione.
È importante prediligere la continuità con il proprio fornitore di servizi linguistici: in questo modo, anche chi traduce e rivede i testi aumenterà costantemente la conoscenza della materia e il livello di qualità ed efficienza.
Esistono strumenti che aiutano a migliorare la qualità di un testo ed è bene conoscerne funzioni e limiti:
Gli strumenti più affidabili per assicurare la qualità rimangono le persone: revisori professionisti, copywriter e/o esperti della materia, con una comprensione globale del lavoro, che possibilmente si avvalgano delle tecnologie più adatte per quello specifico progetto.
La qualità dei testi, in originale o in traduzione, ha conseguenze dirette sul mondo reale: sulla sicurezza di chi lavora, sulle vendite di un e-commerce, su una vicenda giudiziaria o sulle relazioni con le persone. Le parole giuste, nel giusto ordine, possono spostare un pochino il mondo, come dice Tom Stoppard.
Per questo è necessario guardare ai propri contenuti scritti e tradotti con un approccio di gestione del rischio e, dunque, di gestione della qualità: chi si farebbe carico dell’investimento per un testo che non fa il suo lavoro? Chi accetterebbe i rischi derivanti da testi non verificati, non appropriati, che potrebbero causare danni reali oltre che d’immagine? Ogni situazione richiede una valutazione attenta dei fattori in gioco, delle competenze e dei limiti di persone e strumenti.
La buona qualità può essere rappresentata da diversi fattori che di volta in volta prevalgono l’uno sull’altro: velocità, conoscenza della materia, gestione di grandi volumi di testo, fattori organizzativi, competenze specialistiche, rapporto tra investimento e ritorno, capacità di rispondere a esigenze diversificate. Tutti fattori che i fornitori di servizi linguistici devono calibrare insieme ai propri clienti nelle situazioni più varie, per riuscire a generare effettivamente valore.
Curare le parole e i testi è un servizio verso chi legge: siamo sempre più esposti a testi generati o tradotti automaticamente, o a testi scritti e tradotti di fretta, senza carattere e senza sapore. Scrivere e tradurre bene, in modo efficace e puntando alla giusta qualità, ci permette di emergere nella moltitudine e di offrire a chi legge, caso per caso, chiarezza, precisione, emozioni, nuove idee.
Leggi anche: La traduzione corretta, tappa dopo tappa
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